Evoluzioni tecno-strumentali del Supermercato

scaffali della frutta coop

Il supermercato tende ad allontanarsi sempre più dagli schemi iniziali. Infatti determinate attrezzature, canoni estetici e pratici negli anni sono stati rimpiazzati da attrezzature sempre più evolute che possano assecondare l’evoluzione socio-economica della popolazione. Cronologicamente tutto ebbe origine dagli scaffali murali, appoggiati contro una parete e che permettessero l’accesso della clientela da un lato solo; in questo modo venne sfruttato il concetto base della libreria che presenta ripiani sovrapposti e altezze non superiori a 1,70metri. In seguito si ebbe una seconda evoluzione, cioè l’introduzione di scaffali denominati “gondole”. La caratteristica principale di questi espositori era data dall’unione dorsale di due scaffali, essendo più funzionali dei precedenti e dando così la possibilità di originare corridoi aggiuntivi, lungo i quali poteva affluire e defluire la clientela in numero maggiore. Inoltre la quantità dei prodotti ospitati per spazio a disposizione permetteva un notevole incremento; successivamente le gondole hanno subito moltissime variazioni estetiche, cambiando spesso i materiali per la realizzazione.

Il carrello è lo strumento per eccellenza per garantire al cliente un comodo acquisto,ma anche aumentare notevolmente il quantitativo di alimenti e non alimenti comprati in una unica spesa. Come abbiamo già visto inprecedenza, il carrello fu introdotto dal 1916; anch’esso ha subito non poche evoluzioni negli anni, sia nel design sia nell’utilizzo dei materiali di fabbricazione.

Le “isole” sono attrezzature di vendita di forma e impiego svariatissimo. Caratterizzate da piccole dimensioni e dalla possibilità di stare in piedi da sole, sono ideali per esporre alla rinfusa prodotti sui quali si vuole richiamare l’attenzione.

I banchi frigo sono indispensabili per il supermercato; in Italia ad esempio hanno permesso l’introduzione del reparto gastronomia nel supermercato “Esselunga” nel 1974, ma hanno dato anche la possibilità di poter mettere a disposizione dei clienti alimenti freschi tutti i giorni. Ovviamente i costi sostenuti dai punti vendita, soprattutto nei primi anni dalla loro comparsa, erano notevoli, non solo per l’acquisto ma anche per la loro manutenzione. Le caratteristiche di questi banchi frigo possono variare in base alla tipologia di prodotto ospitato.

Le casse d’uscita sono attrezzature composite, risultanti dall’inserimento del registro di cassa. Le versioni più rudimentali consistevano in un vero e proprio mobile a forma di elle rovesciata: il lato più corto, tutt’oggi, ospita il registro di cassa dietro al quale siede l’operatore, mentre il lato più lungo della struttura costituisce il piano di scarico su cui vengono depositati e imballati i prodotti acquistati. In media le misure della cassa sono di 1 metro di larghezza per 1,60metri di lunghezza. Ovviamente anche questa strumentazione ha subito notevoli trasformazioni negli anni, diventando un vero e proprio calcolatore elettronico, capace di gestire e incamerare una quantità enorme di dati durante il suo utilizzo. Negli ultimi anni in molte catene della GDO sono state inserite anche casse di tipo self-service, con software facilitati che permettono al comune frequentatore del supermercato di poter concludere l’acquisto dei prodotti in completa autonomia.

a cura di Giuseppe Rodolico

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Degustazione Falanghina del Sannio

 

Oggi abbiamo degustato un #vinobianco ottenuto da uve di #Falanghina, vitigno tipico della #campania. L’azienda produttrice è Mastroberardino. Ricordate di iscrivervi al nostro canale YouTube per non perdere nessuno dei nostri video. Link produttore: http://www.mastroberardino.com/

Testo recensione:

 Il vino scelto oggi è prodotto da Mastroberardino in Irpìnia. La bottiglia e l’etichetta si presentano con un design semplice, non particolarmente ricercato, ma il nome del vitigno e della cantina sono messi bene in evidenza.

Interessante la presenza del codice QR sull’etichetta posteriore, con il quale è possibile accedere tramite qualsiasi smartphone ad ulteriori informazioni. Con una semplice scansione infatti, l’applicazione aprirà automaticamente una scheda descrittiva sul sito del produttore, di navigazione facile e intuitiva.

Il tappo è di tipo agglomerato, a grana decisamente fine. Questo sistema di chiusura ha protetto egregiamente il prodotto, senza portare alla formazione di muffe o a fuoriuscite di liquido di qualsiasi tipo. L’apertura è stata facile, senza bisogno di sforzo.

Analizzando questo vino bianco, con un movimento di rotazione del calice, già alla vista si apprezza una notevole densità. Il colore è un giallo paglierino un po’ scarico, con riflessi verdognoli. Mettendo il vino controluce, si nota un’ottima limpidezza e un’elevata trasparenza, segno che non ci sono problemi nè di stabilità, nè di rifermentazioni.

Olfattivamente, le sensazioni che colpiscono di più sono gli aromi di agrumi, in particolare pompelmo. Subito dopo possiamo apprezzare note di frutta esotica, come il mango, e in misura molto minore si percepisce anche un sentore floreale. L’intensità aromatica è comunque piuttosto alta, specialmente se si considera che si tratta di un bianco.

Al gusto, subito notiamo una grande freschezza e una buona mineralità. Il vino colpisce per l’ottima viscosità, che avvolge il palato in modo piacevole. La persistenza si fa sentire a lungo in bocca.  Dopo la deglutizione si percepisce un po’ di asprezza e di amaro, sensazioni comunque gradevoli e bilanciate.

a cura di G. Rodolico e G. Matrone

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Il primo supermercato italiano

In Italia l’unico tentativo di definire i supermercati è rintracciabile nella pubblicazione citata dal “ Ministero dell’Industria”, nella quale lo indica come “un esercizio di vendita al dettaglio operante nel campo alimentare (autonomo o reparto di grande magazzino) organizzato prevalentemente a libero servizio e con pagamento all’uscita, che dispone di una superficie di vendita superiore a 400 mq e di un vasto assortimento di prodotti di largo consumo ed in massima parte preconfezionati nonché, eventualmente, di articoli non alimentari di uso domestico corrente. Questa tipologia di punto vendita ha una collocazione urbana e dispone, solitamente, di un esiguo parcheggio”.

La data fondamentale per la nascita dei supermercati in Italia fu il 27 novembre 1957 in viale Regina Giovanna a Milano, dove venne inaugurato il primo supermercato con l’insegna “Supermarket”. L’estensione di questo primo negozio era di 500metri quadrati destinati alla vendita, che non prevedeva posti auto. Tutto ciò ad opera della società italiana “Supermarkets Italia S.P.A.”  nata il 13 aprile 1957, composta da svariati soci, dove il 51% della quota societaria era detenuta da Nelson Rockefeller, quota che poi nel 1961 fu acquistata da Bernardo Caprotti, che già deteneva una percentuale della società. L’incontro tra Guido Caprotti e il magnate americano, avvenne quasi per caso alla fine del 1956; all’epoca Rockefeller era alla guida della “The International Basic Economy Corporation (IBEC)”, una finanziaria che si occupava di allocazione di capitali nei paesi in via di sviluppo, con intenti che cercavano di conciliare il capitalismo con la filantropia.
il primo supermercato italiano
Foto del 1957 che raffigura il primo supermercato che fu inaugurato in Italia
L’insegna del grande negozio “Supermarket” venne disegnata da Max Huber, grafico e artista svizzero, che inventa il logo per il nuovo supermercato. La “Esse”, che corre sopra le altre lettere, è in grande evidenza, quasi invadente, altissima, a sovrastare il resto della parola. La “Esse” iniziale battezzerà il nome della società, che sarà chiamata “Esselunga” e avrà un successo enorme grazie all’assortimento, ai prezzi più competitivi, alla standardizzazione, all’integrazione verticale fra produzione e vendite, e perfino al piacere più sottile nel fare la spesa.

A cura di Giuseppe Rodolico

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Barbaresco DOCG DuchessaLia Vino rosso Recensione

Barbaresco DOCG DuchessaLia recensione Vino rosso
Barbaresco DOCG Wine&Food Rec.

Questa settimana abbiamo testato un vino rosso Piemontese appartenente alla DOCG del Barbaresco, ottenute da uve nebbiolo in purezza.

Prodotto dalla cantina DuchessaLia situata in provincia di Cuneo.

Testo recensione:

L’estetica della bottiglia, anche se non colpisce immediatamente,

nel complesso si fa apprezzare per sobrietà e pulizìa delle linee.


Il sistema di chiusura è un classico sughero monopezzo, molto leggero,

che assicura nel tempo una buona evoluzione del prodotto. Nell’apertura il tappo

non ha creato problemi di scarso o di eccessivo attrito e si presenta senza alcun

tipo di alterazione all’olfatto.


Andando ad osservare il bicchiere, spicca un colore rosso granato, con riflessi

chiaramente aranciati. La trasparenza non è eccessiva.

Il colore così evoluto ci svela già da ora che il prodotto ha subìto un processo di invecchiamento.


Al naso, questo vino, che come già detto in precedenza è prodotto da uve nebbiolo in purezza,

rilascia note  di cuoio, pellame oltre ad aromi particolarmente speziati,

di piante aromatiche come il rosmarino. Nel complesso risulta equilibrato,

anche se con un bouquet un po’ limitato anche in relazione all’invecchiamento effettuato.

All’assaggio, dòmina in un primo momento una tannicità gradevole e non troppo invasiva,

ma che compensa la struttura un po’ debole di questo vino, poi una lieve mineralità.

Dopo la deglutizione, un sapore di miele e un’importante nota alcolica regalano al vino

una sensazione quasi “liquorosa”, che per alcune persone potrebbe risultare forse un po’ troppo invasiva.

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Il primo supermercato

King Kullen first supermarket
Logo di King Kullen, con la specifica dicitura “American’s First Supermarket” riconosciuto dallo Smithsonian Institute e Super Market Institute come il Primo Supermercato Americano. (fonte www.kingkullen.com)

Nel 1929 ci fu il periodo del crack finanziario americano ed è proprio in questo periodo di profonda crisi che emerge la figura del signor Michael J. Cullen. Nato da genitori immigrati nel 1884, Michael J. Cullen apprese il mestiere del commercio al dettaglio nelle sue prime esperienze lavorative. In quello specifico anno il futuro imprenditore era capo filiare della fiorentissima “Kroger Grocery&Baking Co.” .

Dotato di un grande talento per il marketing, Cullen era un ottimo osservatore delle situazioni socio-economiche che stavano attraversando il suo paese; queste lo portarono a sviluppare nuovi concetti, come quello del “commercio di massa”, cioè vendere grandi volumi di merce a prezzi ridotti. In relazione all’elaborazione di questi concetti, egli scrisse una lettera al presidente della “Kroger”, descrivendogli le sue idee, che avrebbero potuto rivoluzionare l’industria del commercio al dettaglio. Esso proponeva la radicale trasformazione degli esistenti punti vendita e l’adozione di una rivoluzionaria politica di “approach” al consumatore. In dettaglio, proponeva di offrire nei negozi: 300 articoli al puro prezzo di costo, 200 articoli con un ricarico del 5% sul prezzo di costo, 300 articoli con un ricarico del 15% e 300 articoli con un ricarico del 20%. Il direttore della “Kroger” reputò assurde le sue proposte rifiutando persino di incontrare Cullen. Imperterrito e sicuro delle proprie capacità, lasciò il suo lavoro e si trasferì con la famiglia a Long Island. Fu nel Queens che Cullen affittò un garage vuoto sulla Jamaica, ad un paio di quartieri da un trafficato distretto commerciale. Il 4 agosto del 1930 aprì le porte del suo primo supermercato, il “King Kullen Grocery Company”.

 

 

negozio ad angolo in america
Una vecchia immagine del primo store. (fonte www.kingkullen.com)

 

Egli sbaragliò la concorrenza e gettò i primi semi della rivoluzione commerciale. Infatti le persone arrivavano da chilometri di distanza pur di andare a comprare gli articoli messi in vendita nel suo supermercato.

Il successo è giustificato dall’introduzione di nuove tecniche commerciali che riguardavano il “loss leader”, ovvero l’articolo civetta da smerciare al puro prezzo di costo e in alcuni casi anche in perdita. In secondo luogo egli affermò il principio del “basso prezzo”: l’obiettivo di Cullen era quello di rendere accessibile per la massa di tutto ciò che serve alla vita quotidiana, soddisfacendo le esigenze vitali al minimo prezzo possibile. Per il pubblico “King Kullen” era più che convenienza, significava cibo a prezzi abbordabili; in brevissimo tempo si conquistò la nomea di “il più grande demolitore di prezzi al mondo”.
Già nel 1936 i supermercati aperti dalla compagnia di Cullen erano 17, con un incasso medio annuo di 6 milioni di dollari. Nonostante la morte improvvisa di Michael Cullen , sei anni dopo l’apertura del primo supermercato, la catena “King Kullen” continuò a crescere ed espandersi. Intorno al 1940 il supermercato godeva di un’immagine quasi leggendaria in grado di offrire migliaia di prodotti, in locali accuratamente arredati e dotati di aria condizionata e di porte ad apertura automatica con parcheggi privati e con casse provviste di registratori elettrici.

 

A cura di Giuseppe Rodolico

 

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

La drogheria che diede inizio alla rivoluzione

La drogheria Piggly Wiggly fondata nel 1916 a Memphis, nel Tennesse, dall’imprenditore Clarence Sauders fu il primo supermercato riconosciuto dalle principali associazioni americane.

il primo self service supermarket

(Fig.1) Primo logo di Piggly Wiggly, in evidenza il termine “Self-Service” (fonte http://www.pigglywigglystores.com/AboutUs.html).

In questo specifico caso fu introdotto il concetto di “self-service”; infatti per la prima volta nella storia delle vendite nel settore alimentare i clienti potevano scegliere direttamente i loro prodotti. Di conseguenza vennero ideati nuovi concetti legati al packaging e al marchio che incominciarono ad acquisire una notevole importanza per catturare l’attenzione dei clienti. La compagnia nei successivi anni aprì 2660 negozi per un fatturato annuo di 180 milioni di dollari.


Le innovative idee di Clarence Sauders, legate a questa nuova filosofia, riguardavano ad esempio l’installazione di casse con opportuno operatore, il prezzare ogni articolo nel negozio, il dare risalto ad un’intera linea di prodotti nazionali.

all'interno del primo supermercato

immagine del creatore del carrello Clarence Sauders

(Fig.2) La nascita del carrello (fonte https://www.finedininglovers.it/blog/news-tendenze/primo-supermercato-della-storia/), uno strumento ideale che tutt’oggi permette l’acquisto di un’elevata quantità di prodotti.

Ma non solo, l’imprenditore escogitò anche l’utilizzo di contenitori refrigerati per mantenere a lungo la freschezza dei prodotti e il vestiario personalizzato per i propri impiegati utilizzando uniformi comode anche per una gestione più pulita ed igienica dei cibi.

Infine progettò impianti ed equipaggiamenti brevettati all’interno del negozio per dare origine a supermarket in franchising indipendenti in modo da operare nel commercio alimentare attraverso l’efficace modello del self-service.

scaffali per i prodotti e le casse per il pagamento all'uscita

il primo sistema di pagamento all'uscita del supermercato

(Fig.3) Disposizione interna della prima drogheria self service (fonte https://www.finedininglovers.it/blog/news-tendenze/primo-supermercato-della-storia/).

Si può notare l’ottimizzazione dell’area interna del locale, la chiara disposizione dei prodotti e la presenza della cassa per concludere l’acquisto posto all’uscita della drogheria.

A cura di Giuseppe Rodolico

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

SalvApp di Unicoop Firenze

SalvApp di Unicoop Firenze

Unicoop Firenze lancia nel 2018 SalvApp, un’applicazione per smartphone realizzata da Ncr Corporation che offre una vasta gamma di servizi per i consumatori. Fare la spesa non è mai stato così semplice come negli ultimi anni. Abbondano i siti online e i servizi di delivery per chi non ha tempo di andare al supermercato, ma il food shopping non può essere eliminato del tutto, almeno non ancora. E da quest’anno Unicoop Firenze offre la possibilità di vivere con un approccio diverso l’esperienza al supermercato. Ciò offrendo ai clienti un’applicazione per smartphone che rappresenta l’ultima novità nel campo della spesa fai da te. A realizzare SalvApp, così si chiama, il leader globale nelle soluzioni transazionali e di interazione con il consumatore, NCR Corporation, azienda molto nota a livello internazionale, che realizza gran parte degli sportelli bancomat comunemente utilizzati da tutti, fondata nel 1884 da John H. Patterson con sede principale ad Atlanta.

Disponibile per Android e Apple, la app permette ai clienti di effettuare un vero e proprio check out dal proprio smartphone. I prodotti del supermercato possono essere scansionati direttamente dal telefono cellulare, velocizzando i tempi ed eliminando le code alla cassa. I clienti possono inoltre creare liste della spesa personalizzate e, una volta conclusi gli acquisti, possono pagare attraverso la sezione self-checkout della app.

Immagine che illustra i principali passaggi per scaricare l’applicazione ed eseguire gli acquisti (fonte www.coopfirenze.it/salvapp).

Un commentato di Riccardo Rapi, CIO, Unicoop Firenze alla presentazione di questa nuova tecnologia è stata, “Negli ultimi anni, in Unicoop Firenze abbiamo lavorato molto al programma di rinnovamento dell’intero portafoglio applicativo. Particolare attenzione è stata riposta alle nuove soluzioni destinate alla nostra rete di vendita e anche ai nostri Soci e clienti che già oggi utilizzano massivamente le soluzioni self service che abbiamo introdotto sin dal 1998”.

A sinistra l’immagine raffigura la Home pagedell’applicazione Salvapp, dove possiamo riscontrare le principali funzioni, tra cui la possibilità di creare una lista della spesa anche comodamente da casa, digitando il nome dell’articolo o scansionando il barcode di un prodotto già acquistato (fonte www.coopfirenze). Vi è la presenza della sezione offerte, per consultare in anticipo le offerte presenti nel punto vendita più vicino e infine la possibilità di tener sempre sotto controllo i dati del proprio profilo e il saldo punti della tessera socio Coop.


A cura di Giuseppe Rodolico

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Il Self-scanning

Self-scanning


storia e origine del self scanning Coop Italia

(Fonte immagine, ASDA)

Il “Self-scanning” compare nel 1993 nei Paesi Bassi, dove viene adottato per la prima volta dalla catena Royal Ahold presso i numerosi punti vendita presenti nel paese. Questo tipo di soluzione per gli acquisti registra dalla metà degli anni ’90 in poi una costante diffusione ed un ampio successo dovuto alla riduzione dei tempi di pagamento alla cassa. In Italia è stato introdotto per la prima volta nel 1998 in Coop Estense e Unicoop Firenze con il nome commerciale di Salvatempo.

Nello specifico il self-scanning, indica un sistema di acquisto adottato prevalentemente da supermercati e ipermercati che si avvale dell’uso di lettori portatili di codici a barre utilizzati dagli stessi acquirenti al momento della spesa, per velocizzarne la fase di pagamento in cassa.

Per la prima volta in Italia,il consumatore fa da sé il conto mentre fa la spesa, e “sulla fiducia” paga e se ne va. 

visualizza i prodotti acquistati

(Fonte immagine, moxx-mobility)

Questa rivoluzione parte sperimentalmente a Poggibonsi il 23 febbraio 1998, dopo la fusione tra Unicoop Firenze e Unicoop Cooperative pisane riunite; infatti è proprio presso questa filiale che viene testato dai clienti per qualche mese, per poi essere esteso gradualmente in altri punti vendita Coop.

All’ingresso del negozio si trova un distributore di lettori ottici portatili: basta inserire la propria carta socio e ritirare l’apparecchio. Il socio, prima di introdurre la merce nel carrello, legge con l’apparecchio il codice a barre del prodotto che intende acquistare. In ogni momento è possibile verificare l’importo totale della spesa oppure detrarre il prezzo di merci che non si intende più acquistare.

E’ un modo innovativodi fare gli acquisti, che consente di evitare la coda alle casse e risparmiare tempo. Nel giro di sei anni il sistema “Salvatempo” è stato attivato in 43 punti vendita del canale supermercati della catena Coop.

Inoltre i clienti che utilizzano “Salvatempo” spendono in media il 50% in più di chi segue il sistema tradizionale perché sanno sempre a quanto ammonta il conto e non temono sorprese. Lo ha rivelato un’indagine interna di Coop Estense: a usare il Salvatempo è il 30% dei clienti, che spende il 50% in più di media e risparmia il 20% del tempo solitamente trascorso nel supermercato.

La percentuale di errore, cioè il totale dei prodotti che finiscono nel carrello senza essere stati passati sotto il lettore, corrisponde ad un irrisorio 0,5%, ben al di sotto del tasso medio di furti subito normalmente dalla grande distribuzione.

Una recente statistica realizzata negli USA ha, inoltre, dimostrato che il 75% del tempo risparmiato alle casse il cliente lo utilizza per soffermarsi maggiormente presso gli scaffali e scegliere più attentamente i prodotti. Infine il self-scanning piace al 75% dei clienti, mentre solo il 25% di essi continua con la spesa tradizionale. Attualmente 550 negozi in Europa hanno adottato il sistema di self-scanning che e’ in rapida diffusione anche in Australia, in Asia e nel continente americano.

(Fonte immagine, NCR Corporation)

Il sistema “Salvatempo” è stato realizzato da Unit S.p.a. Azienda del gruppo Getronics, che e’ specializzata nella fornitura di soluzioni e servizi per le aziende retail. La particolare esperienza nel settore ”Retail” e ”Petrol” ne fanno lo sviluppatore e fornitore di soluzioni ”chiavi in mano” per clienti nazionali e internazionali. Mentre la Unit ha sede centrale a Bollendo (Ivrea) e sedi regionali a Milano, Roma e Follonica, la Getronics Con ha più di 26.000 dipendenti in oltre 30 paesi, ed è uno dei fornitori leader al mondo di soluzioni e di servizi ICT per clienti professionali. Attraverso la consulenza, l’integrazione, l’implementazione e la gestione di soluzioni infrastrutturali e di E-Business, Getronics aiuta molte delle più grandi organizzazioni globali e locali a massimizzare il valore dei loro investimenti in tecnologia e ad accrescere l’interazione con i loro clienti. Con sede centrale ad Amsterdam e sedi regionali a Boston e Singapore, Getronics è quotata all’Amsterdam Euronext (‘GTN’).

a cura di Giuseppe Rodolico

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Concetto di filiera e tracciabilità

Concetto di filiera e tracciabilità 

 

fragole, mirtilli, frutti di bosco, ananas

Nel caso della filiera agroalimentare, le due figure sempre presenti sono il produttore ed il consumatore: se la filiera si limita a solo questi due, allora viene definita filiera corta. Nei sistemi agroindustriali moderni viene maggiormente utilizzata una filiera alimentare lunga. In questo caso il prodotto agricolo, per giungere al consumatore, passa per un numero elevato di fasi controllate da operatori diversi. Un esempio può essere quello della produzione della pasta alimentare, che in Italia viene prodotta utilizzando materie prime importate da paesi terzi ed alla cui produzione partecipano anche i cerealicoltori, cooperative, associazioni e grossisti che effettuano lo stoccaggio delle sementi nazionali. Successivamente vi è la fase di prima e seconda trasformazione, che raggiunge i grossisti e le piattaforme di distribuzione e infine il distributore. Se il prodotto dovesse venire esportato, vi è un‟ulteriore fase che è quella della spedizione e trasporto nei Paesi destinatari.(Fig.3)

(Fig.3) Sintesi della filiera

Dal punto di vista economico, la filiera è il luogo all‟interno del quale avvengono gli scambi di beni ed informazioni tra i diversi operatori, influenzando i prezzi come risultato dei numeri di tali scambi. All‟interno della filiera si instaura un continuo feedback tra le diverse fasi, contribuendo a mantenere aggiornato ciascun segmento della filiera sulle tendenze dei consumatori e sulle innovazioni dei clienti. Inoltre, da un punto di vista dei flussi informativi, l‟appartenenza ad una filiera organizzata rende più efficiente la trasmissione di informazioni in entrambi i sensi, dalla produzione al consumatore e dal consumatore alla produzione. La tracciabilità viene utilizzata per poter garantire e comunicare al consumatore informazioni volontarie e non contingenti. A differenza di quanto avviene per la rintracciabilità, nel caso della tracciabilità siamo di fronte solo ed esclusivamente a norme volontarie a cui le imprese decidono liberamente di attenersi. I benefici che scaturiscono dalla scelta di un‟azienda di compiere questo tipo di investimento, possono essere riassunti nei seguenti tre obiettivi:  

1) migliorare la gestione in entrata e in uscita dell‟impresa nelle funzioni di logistica, approvvigionamento e consegna del prodotto; 

2) rendere possibile la rintracciabilità del prodotto ai fini della sicurezza alimentare e della qualità in relazione alle normative cogenti; 

3) difendere il proprio prodotto sul mercato rendendo visibile o comunicando al consumatore caratteristiche qualitative di tipo intangibile

filiera alimentare corta o lunga

 

Nell‟ambito della tracciabilità, si può distinguere tra quella “interna” e “di filiera”. La tracciabilità interna riguarda le singole imprese e consente di avere informazioni lungo tutto il processo gestito e controllato dalle imprese e di conoscere le procedure interne per risalire alla provenienza dei materiali, al loro utilizzo e alla destinazione dei prodotti. L‟elemento chiave è il “lotto”, cioè la quantità minima omogenea di materia prima o di prodotto finito per la quale è possibile avere informazioni.
La tracciabilità di filiera è un processo interaziendale che risulta dalla combinazione dei processi di tracciabilità interna di ciascun operatore della filiera uniti da efficienti flussi di comunicazione. Senza sistemi informativi efficienti di tracciabilità interna, non è possibile avere un buon sistema di tracciabilità di filiera. Il sistema informativo a supporto della tracciabilità di filiera è un sistema interaziendale, dove le informazioni registrate devono essere disponibili per attività e funzioni di altre imprese. Ciò presuppone l‟utilizzo di standard comuni sia nelle fasi di identificazione e registrazione dell‟informazione, sia di sua trasmissione.8 (Fig.4)

 (Fig.4) A sinistra sistema di tracciabilità interna, a destra sistema interaziendale

A cura di Giuseppe Rodolico

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com

Müller-Thurgau del Südtirol prodotto da St Michael Eppan, Bolzano

muller-thurgau-del-sudtirol
Muller Thurgau del trentino sudtirol

Siamo andati in Trentino questa settimana e abbiamo testato un buon Müller-Thurgau, vino bianco che appartiene alla doc del Südtirol. L’azienda produttrice è St Michael Eppan  situata a Bolzano. Potete scoprire tutte le migliori caratteristiche di questo vino seguendo il nostro video test.

 Link Video: https://youtu.be/W1bRVOmdjS0

Testo della recensione:

 Iniziamo con la valutazione generale dell’estetica della bottiglia. L’etichetta è piuttosto semplice, lineare, e l’attenzione è focalizzata unicamente sul nome del vitigno, Muller thurgau.

Il tappo, che è di tipo agglomerato, è perfettamente aderente al collo della bottiglia. Abbiamo trovato un po’ difficoltosa l’apertura, forse a causa di un eccessivo attrito, ma comunque nessun difetto di conservazione è riscontrabile nel prodotto.

Alla vista
, alzando il calice, troviamo un colore giallo paglierino un po’ scarico ma in ogni caso privo di difetti.
Ottima la limpidezza e la trasparenza. Con un lieve movimento di rotazione del bicchiere, possiamo inoltre apprezzare l’alta densità del vino.

Al naso, questo Muller Thurgau ci regala profumi molto gradevoli, piuttosto intensi. I sentori più rilevanti sono pesca, pera matura e ginepro, accompagnati da una piacevole mineralità e da una nota lievemente floreale. L’alcolicità, seppur molto presente, si manifesta subito al naso ma non disturba troppo.

Questo bianco del SudTirol al palato risulta nel complesso fresco, molto morbido e lievemente dolce.
Dopo la deglutizione notiamo un finale leggermente amarognolo. Tutte le sensazioni sono comunque ben equilibrate.

Giuseppe Rodolico consulente enologo e food manager, export e import manager. Contatti winefoodrec@gmail.com